LINGUAGGIO RADIOFONICO E TELEVISIVO
A cura di: Gian Luigi Pezza  
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Lezione 2

Il linguaggio parlato

Elemento costitutivo del linguaggio parlato è la parola formata da un insieme di fonemi.

Nel linguaggio parlato una stessa frase può essere pronunciata in differenti modi; questa può essere modificata dalla coloritura espressiva, cioè da una serie di varianti facoltative individuali, non necessariamente intenzionali.

A tale proposito si parla genericamente di tono di voce. Converrà perciò distinguere:

- il volume, cioè l'intensità del suono emesso, dal bisbiglio all'urlo; 
- l'altezza, o tono in senso stretto, cioè la gamma tonale che va dal grave all'acuto per lo stesso timbro di voce; 
- il timbro, cioè quella caratteristica fisiologica propria di ogni individuo (soprano, baritono, tenore ecc.) 
- il ritmo, è la cadenza regolare o irregolare con cui vengono dette le singole parole di un periodo (insieme di frasi), cioè la maggiore o minore velocità con cui vengono pronunciate e intercalate da pause di lunghezza e frequenza variabile. 

Tutti questi elementi del linguaggio parlato prendono il nome di qualificatori verbali. 

Una stessa frase può essere detta con voce rotta dall'emozione, oppure piangendo o ridendo, in tal caso si parla di differenziatori verbali. Vengono invece detti identificatori verbali i suoni, mugolii o mugugni, spesso intercalati alla parola, che hanno avuto una precisa identificazione scritta nei fumetti (eh, uhm, ahi, aaah, mhmm). 

Caratteri del linguaggio radiofonico 

La caratteristica principale è quella di possedere un'illimitata libertà di espressione anche se in misura minore rispetto al cinema e alla televisione.

Anche se con una certa difficoltà è possibile rappresentare stati d'animo; spetterà poi ai soggetti recettori esercitare, con profitto, la notevole libertà d'interpretazione. Sotto questo profilo il linguaggio radiofonico si avvicina di più al linguaggio letterario piuttosto che a quello filmico o televisivo. A chi ascolta è lasciato un largo margine di fantasia e di interpretazione. Ciò implica, d'altro canto, una maggiore partecipazione attiva del radioascoltatore, per la messa in moto dei processi interiori. (1)

I caratteri principali del linguaggio radiofonico sono:

- l'unicità della sensazione (quella auditiva. In apparenza può sembrare un limite, in realtà favorisce i processi di attività fantastica ed emotiva);
- l'immediatezza, cioè la capacità di percepire direttamente concetti e idee che attengono al mondo psicologico o dello spirito;
- la simultaneità, che consente la percezione del messaggio "in contemporanea" da parte di un gran numero di persone;
- l'essenzialità, cioè la necessità di evitare qualunque ridondanza letteraria o stilistica;
- l'irripetibilità, pesante limite della comunicazione radiofonica;
- la relatività, altro limite del linguaggio radiofonico perché i significati delle parole sono relativi alle conoscenze di ciascuno, e questo ci conduce all'importante problema della comprensibilità.


(1) Come scrive Sebastiano Guarrera, in Problemi di linguaggio radiofonico, Eri, 1972: “….. la parola….con la sua densità psicologica può suscitare profonde risonanze interiori. Non senza motivo la tradizione orale, spesso, ha superato in efficacia la comunicazione scritta ….… nulla potrà sostituire la potenza espressiva di una parola, magari di una sola.”


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Theorèin - Aprile 2004